Questo tema mi sta particolarmente a cuore perché ero uno di quei "bambini-cozza" – timidissimi, sempre attaccati alla gamba della nonna, evitando di guardare negli occhi chiunque. Questi bambini spesso non sanno come staccarsi e gli adulti, nel tentativo di aiutarli a diventare più sicuri e autonomi, possono commettere errori controproducenti.
Istintivamente, potremmo pensare di spronarli e spingerli a socializzare, ma questa tattica non funziona. Anzi, può causare resistenza e ansia. Il bambino percepisce la forzatura, sprecando energia per opporsi e sviluppando frustrazione e senso di inadeguatezza.
Invece di forzarli, dovremmo sostenerli restando accanto a loro come una "base sicura". Frasi come "Puoi tenermi la mano quanto vuoi" offrono sicurezza. Sapendo che possono contare su di noi, i bambini inizieranno a esplorare gradualmente.
Le esperienze positive, vissute a piccoli passi, rafforzeranno l'autostima e la consapevolezza delle loro competenze. È fondamentale che l'adulto contenga le proprie ansie e desideri, permettendo ai bambini di conquistare autonomia nei loro tempi.
In conclusione, la chiave per affrontare il distacco è fornire un sostegno costante e paziente, rispettando il ritmo di crescita del bambino. Solo così potremo aiutarli a sviluppare una solida autostima e fiducia in sé stessi.
L'idea di base è "non forzarlo". Saperlo e riuscire a trovare strategie adeguate da utilizzare nei contesti sociali sono due cose diverse. Ecco come possiamo agire in due situazioni comuni per facilitare i bambini nell'acquisizione dell'autonomia, facendoli comunque sentire sicuri.
Quando siamo al parco, in uno spazio gioco, o a casa di amici, può venirci istintivo dire: "Guarda come si divertono gli altri!" o "Tu sei il più grande, dovresti dare l'esempio". Queste frasi possono generare frustrazione. Invece, proviamo a verbalizzare la situazione: "Mi sembri un po' in ansia. Forse è perché non conosci quei bambini e hai paura che non vogliano giocare con te?". Così facendo, il bambino si sente compreso. Poi, offriamo un compromesso: "Se vuoi, possiamo giocare insieme per un po'".
Quando si tratta di salutare qualcuno, possiamo evitare frasi come "Si deve salutare" o "Guarda che ____ piange se non la saluti". Se il bambino è ansioso o frustrato, possiamo dire: "Saluto io per entrambi!". Se c'è insistenza da parte dell'altra persona, possiamo normalizzare l'ansia del bambino: "A volte anche io non me la sento di salutare". Questo difende e normalizza i sentimenti del bambino.
Tutte le persone, indipendentemente dall'età, hanno un "serbatoio affettivo". Questa metafora ci aiuta a comprendere meglio come funzioniamo emotivamente.
Quando il nostro serbatoio affettivo è vuoto, diventiamo nervosi e irritabili, esprimendo i nostri bisogni in modo meno chiaro, spesso con comportamenti negativi come respingere gli altri.
A differenza dei bambini, gli adulti hanno una maggiore capacità di analisi e gestione delle emozioni. Anche se il nostro serbatoio emotivo può essere scarico, è nostra responsabilità rispondere ai bisogni originari dei bambini, anche quando mostrano comportamenti difficili o sproporzionati.
Sparire senza dire nulla al bambino con la scusa che "è troppo piccolo per capire" o "altrimenti piange" è altamente deleterio. Questo comportamento induce il bambino a sperimentare un vero e proprio senso di abbandono e confusione, incrinando la sua fiducia negli adulti e compromettendo la sua sicurezza nell'esplorare l'ambiente circostante.
Al contrario, se il bambino sa che può sempre trovare il genitore quando si volta, si sentirà più sicuro nel fare nuove esperienze. La certezza di avere l'adulto come "base sicura" da cui attingere supporto nei momenti di frustrazione o difficoltà è fondamentale.
Quando l'adulto preannuncia l'allontanamento, il bambino impara che non deve preoccuparsi se non vede l'adulto, perché sa che non se ne andrà senza avvisare. Questo non elimina necessariamente la tristezza o la frustrazione, ma aiuta il bambino a capire e gestire meglio la situazione.