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Albi illustrati e come sceglierli! Illustrazioni e testi

ILLUSTRAZIONI

Cominciamo con il dire che le illustrazioni sono uno degli aspetti più variegati e variabili di un libro.

Per molta parte vanno anche a gusto personale e non seguono esattamente dei criteri standard (le modalità, colori, posizionamenti per disegnare un leone sono pressoché infiniti).

Quindi, in questa sede, cercheremo di trovare delle caratteristiche obiettive e che coprano le illustrazioni in generale, senza addentrarci nello specifico nell’analisi di uno stile o di un altro.

– STILIZZAZIONE.
I bambini apprendono la stilizzazione (cioè la rappresentazione di un oggetto o animale in maniera più astratta e con solo determinate caratteristiche riconoscibili), crescendo.
L’idea che “più un disegno è semplice e più è facilmente riconoscibile” per un bambino piccolo è del tutto errata.

Orso buco (libro che personalmente mi piace molto per la musicalità e il ritmo della storia) è disegnato in maniera completamente astratta. Io adulto capisco che la sfera grande e marrone è orso, per me è perfino banale, ma per i bambini l’etichetta “orso” è stata attaccata a quella specifica rappresentazione grafica solo perché io adulto gliel’ho detto.

Sono quindi preferibili, più i bambini sono piccoli, illustrazioni con disegni verosimili o comunque poco stilizzati. Per intenderci i libri di Helen Oxenbury hanno illustrazioni e non foto, ma i disegni sono comunque molto riconducibili e simili alla realtà.

– DETTAGLI.
Come regola di base, più un’illustrazione ha dettagli, soggetti numerosi, scene caotiche, sfondi con particolari, più è complessa da leggere. Perché prevede la capacità del lettore di ricevere tutti questi stimoli e di filtrare le informazioni importanti.

Quindi, più il bambino è piccolo, più sono necessarie illustrazioni con i personaggi principali, chiaramente distinguibili e con elementi di sfondo che non siano troppo “distraenti”.

Un altro aspetto interessante è che a volte l’illustrazione dà un valore aggiunto al testo e quindi inserisce degli elementi nella storia o rappresenta (anche in modo comico) l’esatto opposto di quello che dicono le parole. E’, in realtà, una cosa molto bella, che aiuta anche a registrare le informazioni su due canali paralleli e non sempre corrispondenti, ma è anche più difficile da assimilare e gestire per i bambini.
In questi casi fermarsi un attimo ed esplicitare quello che viene detto e quello che invece è rappresentato, può essere molto utile soprattutto le prime volte che si affronta quel determinato libro.

– COLORI.
I colori, un po’ come i dettagli, sono un elemento che influenza la facilità di lettura di un’immagine.
Tendenzialmente: i colori sgargianti attirano molto l’attenzione, mentre colori tenui sono più facili da “ignorare”, quindi immagini con alcuni elementi evidenziati dall’uso di colori forti o linee più marcate, con elementi di fondo in tinte più pastello, sono l’ideale per consentire al lettore di avere un’idea generale della scena, riuscendo comunque a rimanere focalizzato sui personaggi principali.

-POSIZIONAMENTO SULLE PAGINE.
Un altro elemento fondamentale da considerare quando si affronta un libro è il posizionamento delle illustrazioni sulle pagine.

Sostanzialmente le scene rappresentate una accanto all’altra, danno un’idea di sequenzialità che però non è naturale: abbiamo imparato negli anni a leggerle in quel modo.
I bambini devono, quindi, essere accompagnati ad apprendere questa competenza nel tempo.

L’ideale sarebbe utilizzare, nei primi approcci ai libri, testi che presentano una singola immagine per volta.
Quando poi, invece, cominciamo ad approcciarci ad albi che hanno più illustrazioni visibili contemporaneamente, possiamo utilizzare, banalmente un foglio di carta, in modo da forzare la visibilità di una singola scena per volta.

LINGUAGGIO

Affrontare la tematica del linguaggio nei libri per bambini è complesso.
Va a toccare il tema della lingua madre, dell’apprendimento dei vocaboli e delle capacità e competenze delle singole fasce di età (che a volte diventano dolorose per gli adulti, perché c’è la tendenza a paragonare le competenze dei bambini a quelli che vengono percepiti come “standard” da raggiungere).

Mi limiterò a due riflessioni molto semplici: la prima sul fatto che più il bambino è piccolo, più le frasi dovranno essere corte e dalla struttura semplice. Anche la concatenazione tra un periodo e l’altro potrà aumentare di complessità man mano che il bambino sviluppa più competenze (“Marco ha mangiato la mela. L’ha mangiata perché aveva fame. In casa non c’era altro cibo.” è diverso da “Marco ha mangiato la mela perché aveva fame e non c’era altro cibo in casa”).

La seconda è che i libri possono diventare anche strumenti di apprendimento di nuove parole! Questa, secondo me, è una cosa meravigliosa, ma che prevede due sforzi da parte dell’adulto che propone e legge il libro. Il primo è quello di soffermarsi e verificare che il bambino effettivamente conosca i termini usati (inizialmente possiamo essere noi a chiedere, per poi lasciare che il bambino si abitui e sia lui stesso a interromperci per chiedere spiegazioni sul significato di ciò che non ha capito).
Il secondo sforzo è invece quello di non cambiare i testi che leggiamo (a meno che non ci siano valide motivazioni per farlo!): mi viene in mente “Lindo porcello” che a un certo punto del libro fa il bagno nel “mastello”. Ovviamente “mastello” fa rima con “porcello”, ma è anche un termine molto poco usato e che il bambino potrebbe apprendere per ampliare il vocabolario!

Al contrario in i colori delle emozioni c’è un passaggio in cui la bambina dice al mostro “Hai combinato un altro guaio? Non imparerai mai!”.
Io, durante la lettura, molto semplicemente non leggo il “Non imparerai mai”.

Silent book o i “senza parole”, sono quei libri che non hanno testo, ma solo immagini. A volte hanno anche storie articolate e piuttosto lunghe (mi viene in mente l’ombrello rosso che racconta le peripezie di questo cagnolino che finisce, un po’ per caso, ad esplorare varie zone del pianeta).
Ad un primo approccio potrebbe sembrare (e io ne ero fortemente convinta) che i silent book siano la scelta perfetta se non si voleva fare lettura ad alta voce: non c’è il testo!

Nulla di più sbagliato!
Il testo dobbiamo integrarlo noi! Dobbiamo leggere, studiare e decidere, prima di proporre l’albo al bambino, come vogliamo narrare la storia, su cosa vogliamo soffermarci, quante frasi vogliamo dire per pagina, che vocaboli utilizzare e il tipo di narrazione che secondo noi funziona meglio!

Il lato positivo è che, decidendo noi in autonomia, possiamo soffermarci e dare più importanza a ciò che sappiamo interessa maggiormente il bambino che abbiamo davanti, calibrando lessico, lunghezza e ritmo.
Abbiamo quindi anche la libertà di sperimentare e variare la lunghezza delle frasi e della lettura, man mano che il bambino acquisisce competenze e concentrazione.
Rimangono comunque libri molto complessi da proporre, perché presuppongono uno studio pregresso e approfondito da parte dell’adulto.

Quindi?
Perché ammettiamolo, arrivare fin qui ha smontato (almeno) un paio di convinzioni radicatissime.
Cerchiamo, ancora una volta, di ricordarci che la lettura è un momento di condivisione con il bambino e che, se a noi piace un libro, leggendolo comunque trasmettiamo la nostra passione per la lettura!
Alleniamoci, piano piano e senza troppa durezza nell’auto-critica a tenere a mente i diversi aspetti quando selezioniamo o leggiamo un nuovo libro!

Mettiamoci nei panni dei bambini!

Dopo aver affrontato le premesse e il topic di formato e lunghezza, la tematica e le illustrazioni e testi, direi che possiamo avere un’idea generale abbastanza completa di quali sono gli aspetti fondamentali da considerare quando si prende in mano un albo illustrato per bambini.

In cas serva c’è il video comprensivo completo qui o una serie di esempi di analisi (registrazione delle dirette fatte nei mesi su instagram) qui.

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